Il Fast Fashion è un espressione coniata per identificare quel tipo di produttori nel settore della moda che propongono prezzi stracciati per capi d’abbigliamento sempre all’ultima moda. Infatti proponendo nuove collezioni ogni due settimane circa, il capo acquistato il mese precedente sarà da cestinare molto velocemente per due motivi principali:
- fa già parte della collezione passata e dunque non è più di tendenza
- la qualità è così bassa che il capo sarà già rovinato
Rinnovando così spesso le collezioni e dovendo contenere così tanto i costi, queste aziende delocalizzano la produzione in paesi del terzo mondo dove la manodopera è a basso costo, ma soprattutto, dove i diritti dei lavoratori non sono tutelati e dunque le condizioni di lavoro sono disumane. Il crollo del Rana Plaza Factory in Bangladesh, dove migliaia di operai (tra cui tantissimi bambini) ha scatenato lo scandalo vero e proprio e la mobilitazione di massa degli operai, che però si sono visti chiudere le porte in faccia dalle istituzioni e soprattutto dalle aziende che hanno candidamente risposto – o producete ai costi da noi imposti oppure andiamo a produrre altrove-
Al di la del problema sociale, un altro fattore che caratterizza il fast fashion è la qualità dei materiali utilizzati per la produzione delle collezioni. Esse infatti sono prodotte con materiali scadenti, principalmente poliestere e poliuretano e altri materiali sintetici che oltre ad avere un impatto ambientale altissimo ( l’industria tessile è la più inquinante al mondo dopo quella del petrolio) sono anche irritanti e vanno a contatto diretto con la nostra cute una volta indossati, e non è che facciano proprio benissimo.
Infine lo smaltimento di capi provenienti dalla c.d. fast fashion che, come ho scritto in precedenza dopo pochi lavaggi o semplicemente dopo alcune collezioni (quindi nel giro di poche settimane) produce circa 14 milioni di tonnellate di rifiuti composti da abiti usati spesso una sola volta.
E qui entriamo in gioco noi consumatori che abbiamo l’enorme potere di scegliere dove e come spendere i nostri soldi.
Eccovi quindi 5 consigli utili per scegliere bene:
- Fate una ricerca sulle policy del Brand che produce il capo in questione
- Preferite le fibre e tinture naturali
- Preferite le aziende che mostrano i certificati
- Acquistate vintage e capi usati
- Scegliete capi classici e di buona qualità piuttosto che capi di tendenza che userete poco
Adottando questi piccoli accorgimenti riuscirete a costruirvi un guardaroba etico e senza sprechi sia in termini ambientali ma anche in termini economici.
E voi che ne pensate ? Sapevate delle conseguenze del comprare articoli di fast fashion? Continuerete a farlo oppure vi ho convinti?
Scrivetemi nei commenti o in privato e sarò felice di rispondere 🙂
Ottimo lavoro ed articolo davvero interessante